domenica 21 agosto 2011

Gli Elohim della Bibbia: le scoperte di Mauro Biglino

Lungo la strada che ci porta a ripercorrere la storia antica in cerca della Verità visitando i resti di antichi luoghi e leggendo i polverosi testi che hanno inciso profondamente nella nostra cultura e nel nostro sapere non potevamo giungere a consultare quella che è nota come "Bibbia", in particolare l'Antico Testamento. Redatto come raccolta degli antichi saperi dei patriarchi ebrei e delle disposizioni divine di esseri noti come Elohim, l'Antico Testamento appare essere un insieme di racconti di incontri e di istruzioni per soddisfare le brame di quello che viene chiamato alcune volte Yahweh (o secondo il Tetragramma sacro YHWH), mescolati insieme con le vicende storiche di quello che era un popolo nomade e dedito alla pastorizia. I racconti ebrei vengono messi per iscritto precocemente rispetto ad altri popoli che si erano affidati per più lungo tempo alla solida memoria dei raccontastorie, degli aedi e dei cantori. Sembrerebbe che la prima stesura della Torah, cioè di quelli che sono i primi cinque libri della legge, fosse avvenuta nel 586 a.C.,dopo la cattività del popolo ebreo a Babilonia, da parte di sacerdoti appartenenti alla famiglia dei Leviti. Non si sa con certezza quale lingua fosse stata utilizzata, sicuramente no l'ebraico ancora da lì a formarsi, probabilmente una forma di aramaico arcaico anche se è possibile che dopo la lunga cattività in una terra cosmopolita come era Babilonia (BAB ILANI, "la porta degli dei") in quel periodo la lingua usata per scrivere quei primi testi fosse una qualche forma di akkadico.
La Bibbia così come noi la conosciamo è quella redatta nella koinè greca del tempo per volere del sovrano d'Egitto Tolomeo II Filadelfo che voleva inserire i testi del popolo ebraico nell'antica biblioteca di Alessandria. Questa versione nota con il nome latino di Septuaginta o LXX perchè alla richiesta del sovrano il sommo sacerdote di Gerusalemme Eleazaro rispose inviando 6 scribi per ognuna delle dodici tribu di Israele.
Della bibbia si è detto molto. Alcuni di essa hanno detto che non se ne può scoprire il vero significato se non usando delle interpretazioni di lettura la cui chiave si trova nascosta all'interno dello stesso testo che un tempo appariva unito insieme, senza punteggiatura e privo di vocali. Tre sono i livelli di lettura: quello testuale, quello che nasce dalle immagini e per ultimo il più difficile che deriva dalla sostituzione delle lettere con il loro valore numerico, cioè secondo il metodo noto come ghematria.
Ma qui voglio riportarvi l'interpretazione dello studioso Mauro Biglino. Traduttore di professione di ebraico antico che si è dedicato alla traduzione e traslitterazione dell'Antico Testamento. Le sue traduzioni sono giunte a cogliere l'interesse delle Ed. San Paolo che ha portato alla nascita di una collaborazione. E' nata così la traduzione di 23 libri dell'Antico Testamento direttamente dalla Bibbia ebraica redatta sulla base del Codice masoretico di Leningrado. Di questi 23 libri, al momento, ne sono stati pubblicati solo 17.
Durante la traduzione letterale dell'opera lo studioso si è accorto che molto delle traduzioni ufficiali non corrispondevano a quanto scritto nel testo. Così ha voluto raggruppare le traduzioni letterali fatte da lui stesso riportando fedelmente il significato con il testo ebraico a fronte e la traslitterazione nel suo libro "Il Libro che Cambierà per sempre le nostre idee sulla Bibbia.". Come afferma lo stesso autore: "Partendo dall'Antico Testamento queste pagine raccontano ciò che non è stato raccontato, e lo fanno con un operazione molto semplice: scrivere esattamente ciò che narra il testo biblico letto nei codici ebraici più antichi."

Ed ancora in un intervista rilasciata a ItaliaParallela dice che quanto si scopre dalle letture del testo è che:

"Innanzitutto gli dèi sono il frutto delle rielaborazione teologica di figure che erano in realtà individui in carne ed ossa che si distinguevano dall’uomo per capacità, conoscenze e tecnologia: una volta perso il contatto fisico l’uomo ne ha ripensato l’immagine spiritualizzandola.
Va detto che nella Bibbia gli Elohìm non venivano considerati ‘dèi’ nel senso che noi diamo a questo termine e tanto meno erano visti come un ‘dio’ unico, spirituale, trascendente ed universale. Nel nuovo libro dedico un intero capitolo a spiegare come nell’Antico Testamento, contrariamente a ciò che si pensa, non esistesse il concetto del monoteismo.
I profeti erano i portavoce, i rappresentanti di questi individui presso i popoli: era un compito prima affidato ai Malachìm, erroneamente descritti come angeli dalla tradizione religiosa. Il nostro mondo attuale è stracolmo di profeti che si pongono come detentori della verità e come rappresentanti delle nuove forme di “divinità” che l’uomo continuamente si crea per cercare risposte alle sue angosce, prima fra tutte quella della morte. Mi viene da dire che quelli antichi erano decisamente più seri perché quanto meno parlavano in nome e per conto di “individui” realmente esistenti."
Affermazioni queste che ricordano quelle di un altro interessante e dotto traduttore di ebreo e sumero, il famoso sumerologo Zecharia Sitchin. Per completare questa introduzione all'opera di Biglino voglio lasciarvi questo video dove lui stesso provvederà  a raccontarvi le sue scoperte.

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