sabato 18 dicembre 2010

L'Albero Huluppu



L'albero-huluppu

I primi giorni, i primissimi giorni
le pime notti, le primissime notti
i primi anni, i primissimi anni.

I pimi giorni, quando ogni cosa necessaria fu posta in essere,
i primi giorni quando ogni cosa necessaria fu debitamente nutrita.
Quando si cosse il pane nei templi di terra,
e si gustò il pane nelle case di terra.
Quando il cielo si fu allontanato dalla terra,
e la terra si fu separata dalla terra,
e fu dato il nome dell'uomo.
Quando il dio del Cielo, AN, ebbe ottenuto i cieli,
e il dio dell'Aria, Enlil, ebbe ottenuto la terra.
Quando a Ereshkigal, Regina del Gran Luogo Inferiore,
fu dato il mondo sotterraneo per dominio,
egli fece vela, il Padre fece vela,
Enki, Dio della Saggezza, fece vela verso il mondo sotterraneo.
Piccoli grani di vento gli furono scagliati contro;
grossi chicchi di grandine gli furono scagliati contro,
come veloci tartarughe marine,
colpirono la chiglia del naviglio di Enki.
Come lupi le acque del mare divorarono la prua del suo naviglio,
come leoni le acque del mare si gettarono sulla poppa del suo naviglio.

A quei tempi un albero, un solo albero,
un albero huluppu fu piantato sulle rive dell'Eufrate.
L'albero fu nutrito dalle acque dell'Eufrate.
Il turbinoso Vento del Sud si levò, ne divelse le radici
e ne sparse i rami,
finchè le acque dell'Eufrate non lo portarono via.

Una donna, i cui passi erano guidati dal timore
della parola di An, dio del Cielo,
i cui passi erano guidati dal timore della parola di
Enlil, Dio dell'Aria,
trasse l'albero dal fiume e parlò:
«Io porterò quest'albero ad Uruk.
Io pianterò quest'albero nel mio giardino sacro»
Inanna si prese cura dell'albero con le proprie mani.
Premette la terra intorno all'albero con i propri piedi.
Inanna si interrogò:
«Quanto tempo dovà trascorrere prima che
io abbia un trono splendente su cui sedere?
Quanto tempò dovrà trascorrere prima che
io abbia un letto splendente su cui giacere?»

Gli anni passarono, cinque anni, poi dieci anni.
L'albero si fece robusto,
ma la sua corteccia non si fendeva.
Poi un serpente resistente agli incantesimi
si annidò fra le radici dell'albero-huluppu.
L'uccello Anzu portò i suoi piccoli sui rami dell'albero.
E la vergine oscura, Lilith, prese dimora nel tronco.
La giovane donna che amava il riso pianse.
Oh, come pianse Inanna!
E tuttavia non se ne andavano dal suo albero.
Quando gli uccelli presero a cantare, all'avvento dell'alba,
il dio del Sole, UTU, si levò dal regio talamo.
Inanna si rivolse a suo fratello UTU e disse:
«Utu, nei giorni in cui i fati furono decretati,
quando la Terra traboccò di abbondanza,
quando il dio del Cielo prese i Cieli e il dio dell'Aria, la terra
quando a Ereshkigal fu dato il Gran Luogo Inferiore per dominio,
Il dio della Saggezza, il padre Enki, fece vela
verso il mondo sotterraneo.
e il mondo sotterraneo si levò contro di lui e lo aggredì.
A quei tempi un albero, un solo albero, un albero-huluppu,
fu piantato sulle rive dell'Eufrate.
Il vento del Sud ne divelse le radici e ne sparse i rami
finchè le acque dell'Eufrate non lo portarono via.
Io trassi l'albero dal fiume, lo portai nel giardino sacro.
Mi presi cura dell'albero, nell'attesa del trono,
del mio letto splendente.
Poi un serpente resistente agli incantesimi
si annidò fra le radici dell'Albero,
l'uccello Anzu portò i suoi piccoli sui rami dell'albero
e la vergine oscura, Lilith, prese dimora nel tronco.
Io piansi
Oh, come piansi!
(E, tuttavia, non se ne andavano dal mio albero)
Utu, il valoroso guerriero Utu,
non volle aiutare sua sorella Inanna.
Quando gli uccelli presero a cantare, all'avvento della seconda alba.
Inanna si rivolse a suo fratello Gilgamesh e disse:
Oh Gilgamesh, nei giorni in cui i fati furono decretati,
quando Sumer traboccò d'abbondanza,
quando il dio del Cielo ebbe preso i Cieli e il dio dell'aria la terra.
Quando a Ereshkigal fu dato il Gran Luogo Inferiore per dominio,
il dio della Saggezza, il padre Enki, fece vela verso il mondo sotterraneo,
e il mondo sotterraneo si levò contro di lui e lo aggredì.
A quei tempi un albero, un solo albero, un albero-huluppu
fu piantato sulle rive dell'Eufrate.
Il Vento del Sud ne divels le radici e ne sparse i rami
finchè le acque dell'Eufrate non lo portarono via.
Io trassi l'albero dal fiume, lo portai nel giardino sacro.
Mi presi cura dell'albero, nell'attesa del trono e
del mio letto splendente.
Poi un serpente resistente agli incantesimi
si annidò fra le radici dell'albero,
l'uccello Anzu portò i suoi piccoli sui rami dell'albero
e la vergine oscura, Lilith, prese dimora nel tronco.
Io piansi.
Oh come piansi!
(E, tuttavia, non se ne andavano dal mio albero)
Utu, il valoroso guerriero Utu,
non volle aiutare sua sorella Inanna.
Quando gli uccelli presero a cantare, all'avvento della seconda alba,
Inanna si rivolse a suo fratello Gilgamesh e disse:
«Oh, Gilgamesh, nei giorni in cui i fatti furono decretati,
Quando Sumer traboccò d'abbondanza,
quando il dio del Cielo ebbe preso i Cieli e il Dio dell'aria la terra.
Quando a Ereshkigal fu dato il Gran Luogo Inferiore per dominio,
Il dio della Saggezza, il padre Enki, fece vela verso il mondo sotterraneo
e il mondo sotterraneo si levò contro di lui e lo aggredì.
A quei tempi un albero, un solo albero, un albero Huluppu,
fu piantato sulle rive dell'Eufrate.
Il vento del sud ne divelse le radici e ne sparse i rami
finchè le acque dell'Eufrate non lo portarono via.
Io trassi l'albero dal fiume, lo portai nel mio giardino sacro.
Mi presi cura dell'albero, nell'attesa del mio trono
e del mio letto splendente.
Poi un serpente resistente agli incantesimi
si annidò fra le radici dell'albero.
L'uccello Anzu portò i suoi piccoli sui rami dell'albero
e la vergine oscura, Lilith, prese dimora nel tronco.
Io piansi.
Oh, come piansi!
(E, tuttavia, non se ne andavano dal mio albero)
Gilgamesh, il valoroso guerriero Gilgamesh.
L'eroe di Uruk, non abbandonò Inanna.
Gilgamesh si cinse il petto dell'armatura del
peso di cinquanta mine.
Cinquanta mine pesavano per lui quanto cinquanta piume.
Sollevò la scure di bronzo, la scure della strada,
del peso di sette talenti e sette mine, e se la pose in spalla.
Entrò nel giardino di Inanna.
Gilgamesh colpì il serpente resistente agli incantesimi.
L'uccello Anzu volò con i suoi piccoli verso le montagne.
E lilith distrusse la propria dimora e volò verso
recessi selvaggi e inabitati.
Gilgamesh quindi liberò le radici dell'albero-huluppu.
E i figli della città, che lo accompagnavano , ne
tagliarono i rami.
Nel tronco dell'albero egli scavò un trono
per la sua divina sorella.
Nel tronco dell'albero Gilgamesh scavò un letto per Inanna
Con le radici dell'albero ella formò un pukku per il fratello.
Con la corona dell'albero Inanna formò un mikku
per Gilgamesh, l'eroe di Uruk.

martedì 23 novembre 2010

Miti: Cosa Sono in Realtà?


Forse il mito più grande che ci sia mai stato raccontato
e che i miti siano solo miti.”
Michael Tsarion

Per riuscire a portare a termine il nostro scopo dovremo ripercorrere l'intera storia dell'umanità, rileggere i miti e le leggende dei popoli della Terra, cercarne le similitudini e i messaggi nascosti in essi. Dovremo studiare gli antichi siti archeologici perchè l'antico messaggio si trova occulto, anche, nella pietra delle costruzioni megalitiche. Ma non solo, sarà necessario gettare uno sguardo sulla matematica naturale, studiare le leggi fisiche che govenano l'infinitamente piccolo ed ancora conoscere il percorso apparente delle stelle nella volta celeste, ossia studiare l'archeoastronomia, insomma lo studio delle costruzioni degli edifici megalitici in congiunzione con la posizione delle costellazioni. Tutto questo cercherò di farlo riportando i risultati di antichi studiosi che ci hanno lasciato traccia del messaggio e di quelli moderni che con le nuove interpretazioni hanno dato nuovo materiale di spunto per la ricerca.
La scelta degli edifici megalitici e della mitologia è stata un ottima idea. Questo perchè il messaggio doveva giungere fino a noi inalterato e vivo senza che esso subisse modificazioni nel corso delle epoche. Ciò spiega la scelta dei due vettori. Il primo la pietra perchè immutabile nei millenni e il secondo, il mito, madre di religione e di magia: due degli antichi saperi che sono legati alle stesse emozioni dei popoli e di conseguenza immutabili anch'essi. Questo sapere procedette, dunque, per millenni all'insaputa dei portatori stessi del messaggio, il cui vero significato fu da tempo dimenticato.
Ma ad una attenta lettura si scoprirà che i personaggi che popolano le leggende di tutto il mondo sono molto simili, cambiano solo i nomi; le loro azioni e le loro imprese sono le stesse. I soggetti che compaiono nei diversi miti di luoghi ed epoche diverse sono anch'essi ricorrenti: tra questi sono da ricordare gli alberi, il diluvio, la fine dell'umanità voluta da un dio in collera con l'umana progenie. Anche i racconti della genesi del mondo e la creazione dell'umanità presentano gli stessi argomenti di fondo.
Tutto questo non può che portare il lettore attento a spingersi più in là e a cercare la fonte originaria da cui tutti quanti questi miti hanno attinto.


lunedì 22 novembre 2010

Alla Ricerca dell'Antico Sapere


E' Strano, come ad ogni lettura, la più disparata che essa sia, trovo sempre qualche richiamo che mi riporta alle parole di Giordano Bruno che ho postato qualche tempo fa. E così mi ritrovo a chiedermi che cosa, in realtà, intendeva Giordano Bruno quando affermava che ci hanno sempre mentito. E a che cosa pensava quando diceva che in noi c'è molto di più di quel che crediamo, o meglio di quello che ci hanno insegnato a credere.
Bruno nelle sue opere si fa portatore di un grande messaggio che ha sempre accompagnato il corso della storia umana, ma che è sempre stato represso con forza e ferocia dal potere vigente.
So, come Bruno, che molto non ci viene raccontato per i motivi più disparati. So che la nostra mente vive in un mondo virtuale, una Maya, in una realtà non reale e che essa risulta essere uno strumento inadatto per riuscire a leggere la matrice di cui è composta la realtà. Ed, ancora, so che tutto ciò che ci viene insegnato è il risultato delle osservazioni e delle scoperte di questa mente "fallace", come la chiama Bruno, quindi di conseguenza esso stesso fallace. Ma sembra che tutto ciò sia sufficiente per quietare gli animi meno indomiti.
Il mio animo invece non vede in questi insegnamenti la risposta che cerca. Ed è per un moto dell'animo che intrapresi la ricerca delle risposte alle domande che negli animi più introspettivi affollano i pensieri. La ricerca l'ho iniziata tanto tempo fa e il pensiero di Bruno l'ho incontrato solo dopo che il mio percorso era iniziato da tempo. Ma è in Bruno che riesco a trovare i riferimenti più insistenti a quel messaggio che in tanti chiamano il segreto degli dei, la Verità, la Saggezza o il Sapere dei Saggi.
Sì, la Saggezza, il sapere dei saggi, che Thoth, o Ermete Trismegisto, il maestro virtuale di Bruno, così ama definire:

« A lungo io, Thoth, ho cercato la saggezza,
sì, e la cercherò fino alla fine dell'eternità
perchè so che davanti a me si muove sfuggente
la meta che cerco di raggiungere

Thoth
Tavolette di Smeraldo

Quindi, si tratta di una ricerca che pretende il tuo tempo fino alla fine del tempo, fino alla fine dell'eternità, perchè essa è mutevole cambia al variare del tempo, si muove sfuggente ed è difficile da raggiungere. Quindi dovremo arrenderci ancor prima di iniziare?
No! Ma, è interessante, comunque, notare che già all'inizio della ricerca ci si imbatte in concetti quali il tempo, il cambiamento e lo spazio; sì, anche lo spazio, certo, è da prendersi in considerazione perchè in qualche luogo o in qualche persona questo sapere è alloggiato. Ma se, allora, esso è mutevole ed irragiungibile, perchè sfuggente, si tratta, forse, di un impresa che non avrà mai fine? E proprio qui che vi volevo. Ricordate cosa ci dice Bruno, sulla mente? Essa è fallace, quindi anche i concetti di tempo e spazio sono fallaci così come ci sono noti. Sarà mio compito risolvere anche queste tematiche se vorrò scoprire il segreto che ha accompagnato il percorso dell'umanità su questa terra.
Voglio mettere qui in questo blog i risultati delle mie ricerche, anche se so che saranno sempre parziali. Ma voglio che essi siano di spunto per tutti coloro che sono giunti fin qui percorrendo la mia stessa strada o quelle vie che in questo luogo si incrociano con la mia.
Quindi iniziamo pure la nostra ricerca, ricordandoci che:

«Non si corona di immortalità chi teme di andare dove arcane voci lo spingono»
(J. Keats)

domenica 11 luglio 2010

Air Prelude - Kevin Macleod - Elements