martedì 23 novembre 2010

Miti: Cosa Sono in Realtà?


Forse il mito più grande che ci sia mai stato raccontato
e che i miti siano solo miti.”
Michael Tsarion

Per riuscire a portare a termine il nostro scopo dovremo ripercorrere l'intera storia dell'umanità, rileggere i miti e le leggende dei popoli della Terra, cercarne le similitudini e i messaggi nascosti in essi. Dovremo studiare gli antichi siti archeologici perchè l'antico messaggio si trova occulto, anche, nella pietra delle costruzioni megalitiche. Ma non solo, sarà necessario gettare uno sguardo sulla matematica naturale, studiare le leggi fisiche che govenano l'infinitamente piccolo ed ancora conoscere il percorso apparente delle stelle nella volta celeste, ossia studiare l'archeoastronomia, insomma lo studio delle costruzioni degli edifici megalitici in congiunzione con la posizione delle costellazioni. Tutto questo cercherò di farlo riportando i risultati di antichi studiosi che ci hanno lasciato traccia del messaggio e di quelli moderni che con le nuove interpretazioni hanno dato nuovo materiale di spunto per la ricerca.
La scelta degli edifici megalitici e della mitologia è stata un ottima idea. Questo perchè il messaggio doveva giungere fino a noi inalterato e vivo senza che esso subisse modificazioni nel corso delle epoche. Ciò spiega la scelta dei due vettori. Il primo la pietra perchè immutabile nei millenni e il secondo, il mito, madre di religione e di magia: due degli antichi saperi che sono legati alle stesse emozioni dei popoli e di conseguenza immutabili anch'essi. Questo sapere procedette, dunque, per millenni all'insaputa dei portatori stessi del messaggio, il cui vero significato fu da tempo dimenticato.
Ma ad una attenta lettura si scoprirà che i personaggi che popolano le leggende di tutto il mondo sono molto simili, cambiano solo i nomi; le loro azioni e le loro imprese sono le stesse. I soggetti che compaiono nei diversi miti di luoghi ed epoche diverse sono anch'essi ricorrenti: tra questi sono da ricordare gli alberi, il diluvio, la fine dell'umanità voluta da un dio in collera con l'umana progenie. Anche i racconti della genesi del mondo e la creazione dell'umanità presentano gli stessi argomenti di fondo.
Tutto questo non può che portare il lettore attento a spingersi più in là e a cercare la fonte originaria da cui tutti quanti questi miti hanno attinto.


lunedì 22 novembre 2010

Alla Ricerca dell'Antico Sapere


E' Strano, come ad ogni lettura, la più disparata che essa sia, trovo sempre qualche richiamo che mi riporta alle parole di Giordano Bruno che ho postato qualche tempo fa. E così mi ritrovo a chiedermi che cosa, in realtà, intendeva Giordano Bruno quando affermava che ci hanno sempre mentito. E a che cosa pensava quando diceva che in noi c'è molto di più di quel che crediamo, o meglio di quello che ci hanno insegnato a credere.
Bruno nelle sue opere si fa portatore di un grande messaggio che ha sempre accompagnato il corso della storia umana, ma che è sempre stato represso con forza e ferocia dal potere vigente.
So, come Bruno, che molto non ci viene raccontato per i motivi più disparati. So che la nostra mente vive in un mondo virtuale, una Maya, in una realtà non reale e che essa risulta essere uno strumento inadatto per riuscire a leggere la matrice di cui è composta la realtà. Ed, ancora, so che tutto ciò che ci viene insegnato è il risultato delle osservazioni e delle scoperte di questa mente "fallace", come la chiama Bruno, quindi di conseguenza esso stesso fallace. Ma sembra che tutto ciò sia sufficiente per quietare gli animi meno indomiti.
Il mio animo invece non vede in questi insegnamenti la risposta che cerca. Ed è per un moto dell'animo che intrapresi la ricerca delle risposte alle domande che negli animi più introspettivi affollano i pensieri. La ricerca l'ho iniziata tanto tempo fa e il pensiero di Bruno l'ho incontrato solo dopo che il mio percorso era iniziato da tempo. Ma è in Bruno che riesco a trovare i riferimenti più insistenti a quel messaggio che in tanti chiamano il segreto degli dei, la Verità, la Saggezza o il Sapere dei Saggi.
Sì, la Saggezza, il sapere dei saggi, che Thoth, o Ermete Trismegisto, il maestro virtuale di Bruno, così ama definire:

« A lungo io, Thoth, ho cercato la saggezza,
sì, e la cercherò fino alla fine dell'eternità
perchè so che davanti a me si muove sfuggente
la meta che cerco di raggiungere

Thoth
Tavolette di Smeraldo

Quindi, si tratta di una ricerca che pretende il tuo tempo fino alla fine del tempo, fino alla fine dell'eternità, perchè essa è mutevole cambia al variare del tempo, si muove sfuggente ed è difficile da raggiungere. Quindi dovremo arrenderci ancor prima di iniziare?
No! Ma, è interessante, comunque, notare che già all'inizio della ricerca ci si imbatte in concetti quali il tempo, il cambiamento e lo spazio; sì, anche lo spazio, certo, è da prendersi in considerazione perchè in qualche luogo o in qualche persona questo sapere è alloggiato. Ma se, allora, esso è mutevole ed irragiungibile, perchè sfuggente, si tratta, forse, di un impresa che non avrà mai fine? E proprio qui che vi volevo. Ricordate cosa ci dice Bruno, sulla mente? Essa è fallace, quindi anche i concetti di tempo e spazio sono fallaci così come ci sono noti. Sarà mio compito risolvere anche queste tematiche se vorrò scoprire il segreto che ha accompagnato il percorso dell'umanità su questa terra.
Voglio mettere qui in questo blog i risultati delle mie ricerche, anche se so che saranno sempre parziali. Ma voglio che essi siano di spunto per tutti coloro che sono giunti fin qui percorrendo la mia stessa strada o quelle vie che in questo luogo si incrociano con la mia.
Quindi iniziamo pure la nostra ricerca, ricordandoci che:

«Non si corona di immortalità chi teme di andare dove arcane voci lo spingono»
(J. Keats)

domenica 11 luglio 2010

Air Prelude - Kevin Macleod - Elements




domenica 27 dicembre 2009

Vi Hanno Sempre Mentito



di Giordano Bruno

"Che ci piaccia o no, siamo noi la causa di noi stessi.
Nascendo in questo mondo, cadiamo nell'illusione dei sensi;
crediamo a ciò che appare.
Ignoriamo che siamo ciechi e sordi.
Allora ci assale la paura e dimentichiamo che siamo divini,
che possiamo modificare il corso degli eventi, persino lo Zodiaco."

"Verrà un giorno che l'uomo si sveglierà dall'oblio e finalmente
comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini
della sua esistenza: ad una mente fallace, menzognera
che lo rende e lo tiene schiavo.........
....l'uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto,
sarà libero anche qui in questo mondo."

"Vi hanno sempre mentito ed in voi c'è di più
di quel che credete."


venerdì 25 dicembre 2009

Nannai Il Tempestoso

di Nannai



In questo primo post parlerò un po’ di me, o meglio, del mio nickname dietro al quale mi celo, perché nulla di straordinario vi sarebbe nel parlare di me, ma tante cose straordinarie si possono scoprire leggendo sull’origine del mio nickname.

E, tuttavia, tanto di me esso vi dice.

Il nome ci è giunto, passando attraverso i secoli, sotto forma di un detto popolare.

In Sardegna, si è, infatti, soliti usare l’espressione “esti benendi su carru ‘e Nannai” (lett.: “sta arrivando il carro di Nannai) quando in lontananza si sentono giungere continui e numerosi suoni sordi e all’orizzonte si profilano pesanti nubi nere.

L’espressione si rifà, probabilmente, ad un antico detto che testimonia che la Sardegna era il possedimento di un ancestrale dio nuragico, Signore degli elementi, che giungeva sul carro trainato da neri destrieri sbuffanti.

Non molto di più si sa di questo dio nuragico.

Neanche sull’origine del suo nome si hanno molte notizie. Secondo l’interpretazione di Raffaele Sardella che si può leggere nel suo “Il Sistema Linguistico della Civiltà Nuragica” sembrerebbe che esso derivi dal nome del dio sumero AN, il signore del Cielo, che aveva la sua dimora nell’EANNA = la “Casa del Cielo”.

Parrebbe, secondo questa interpretazione, che il nome del dio del Cielo sia mutato, nel corso dei secoli, da AN a Nannai attraverso una serie di trasformazioni avvenute nel tempo nei canti dei fedeli levati al dio secondo il seguente schema: da AN si sarebbe giunti a AN-AN che ha dato luogo ad ANNAN a cui è stato aggiunto il suffisso -I che in sumero è la desinenza del genitivo singolare. Fino a giungere alla forma che oggi conosciamo: Nannai.

Questa interpretazione non sembra così inverosimile. Entrambi gli dei possiedono tra i loro attributi divini caratteristiche legate al cielo e ai suoi elementi: le nubi, i tuoni e i fulmini, nonché il riferimento al sole. E non saremo nemmeno lontani dalla verità nel vedere in Nannai, originariamente, un dio legato al Sole, che poi in una terra in cui la siccità è una delle caratteristiche prevalenti, il dio supremo sia stato, col tempo, sempre più e con maggiore forza identificato con gli elementi pluviali passando da dio del sole a Signore delle Tempeste. A supporto di questa mia ipotesi dobbiamo citare l’altra forma della leggenda con cui Nannai è ricordato in altre parti dell’isola. Infatti, il detto popolare in alcune zone della Sardegna trasforma il dio dei tuoni e dei fulmini in un vecchio che fa ritorno a casa sul suo sgangherato carro carico di legna.

In queste leggende, quindi, possiamo trovare nascosto alcuni riferimenti ad una divinità legata al Sole, e come questo, all’inizio nella calda e torrida estate sarda, è visto forte e vigoroso per poi diventare, a Dicembre, un vecchio debole prossimo alla fine dei suoi giorni. Quindi agli occhi degli antichi abitanti della Sardegna esso appariva come un dio vigoroso che percorre la volta del Cielo sul suo carro all’inizio dell’anno e poi come un vecchio debole a fine anno, che muore il 21 Dicembre, al Solstizio d’Inverno, per rinascere tre giorni dopo e ricominciare un nuovo ciclo nel Cielo.

Questo è tutto ciò ce si sa di questo dio che un tempo doveva essere il dio principale delle genti che abitavano l’antica Sardegna. Non molto di più si sa di lui.

E se volete trovarlo, vi basterà seguire i forti venti invernali fino a giungere a vedere in lontananza le nubi temporalesche che con scrosci violenti lasciano cadere dal Cielo alla Terra la pioggia. Lì, in mezzo alla tempesta, vi è una luce che non è luce e che tutto intorno rischiara. Lì, dimora Nannai, Signore del Tuono e del Tremore, seduto ai piedi di un grande Albero.