giovedì 16 giugno 2011

Gli Oli Essenziali dalle Piante Aromatiche (Nannai, 13 giugno 2011)

di Nannai

Alambicco trovato nel 2007 a Pyrgos (Creta)
La primavera rappresenta per il naturalista, l'escursionista o per il semplice appassionato di natura il momento migliore per violare i segreti delle piante. Si tratta del periodo dell'anno migliore per osservarle. Infatti, le piante, dopo la lunga quiescenza invernale, si preparano al loro compito più importante, quello della riproduzione. Ed è, in questo momento, che mettono in campo tutte le strategie per favorirla, innescando quelle simbiosi con insetti e microrganismi del suolo che si sono andate perfezionando nei milioni di anni della loro esistenza. Aiutate dalle prime piogge primaverili e dall'aumento della temperatura e delle ore di luce, il loro sviluppo vegetativo risulta essere, anche all'occhio abituato del naturalista, impressionante.
I fiori e le giovani foglioline secernono tutta una serie di composti volatili ed eterei, come alcoli, terpeni ed aldeidi che vanno ad attirare gli insetti impollinatori. Altri composti servono, invece, per allontanare gli insetti nocivi che danneggerebbero il delicato apparato riproduttore della pianta.
Queste essenze volatili, e di natura molto varia, si ritrovano in abbondanza nelle piante aromatiche. E vista la natura sgargiante dei loro fiori colorati e il profumo intenso da esse emanato non potevano, di certo, passare inosservate all'occhio dell'uomo.
L'interesse dell'uomo per le piante aromatiche si perde con l'inizio stesso della storia umana. Forse, le prime osservazioni delle loro capacità medicinali avvennero quando i primi uomini bruciarono i loro legni ricchi di essenze e di resine profumate in ambienti chiusi. Questi uomini avevano notato che alcune di queste piante emanavano un odore gradevole; altre, invece, erano capaci di avere un potere su di loro: aprivano il respiro, avevano effetti stimolanti e rilassanti. Gradualmente, questi effetti furono studiati da uomini particolari che divennero i custodi dei segreti e delle proprietà di queste piante. Il loro uso medicinale andò sempre più fondendosi con un uso rituale e spirituale. I custodi di questi segreti furono gli uomini di medicina o sciamani che accompagnavano i riti di guarigione del malato con il bruciare su dei bracieri le polveri delle piante aromatiche. Il fumo che si innalzava verso il cielo dai bracieri aveva come significato l'invocazione degli spiriti benigli o la scacciata di quelli maligni dal paziente.
Dalle tavolette cuneiformi sumere, trovate in quelle terre che un tempo erano note con il nome di Mesopotamia, veniamo a sapere che i sumeri usavano il papavero, la mirra, l'essenza di rosa, di pino e di sesamo immerse nella forte birra del tempo per la cura del mal di testa. Di queste ricette le tavolette cuneiformi ne sono piene.
Ma i primi ad estrarre gli oli essenziali dalle piante aromatiche furono gli egizi. I sacerdoti egizi erano molto abili ed esperti nell'arte della distillazione, dell'estrazione delle essenze e nelle preparazioni aromatiche. I laboratori per l'estrazione delle essenze sorgevano sempre in vicinanza dei templi, perchè anche in egitto la pratica medicinale si confondeva ancora con la religione.
Anche se è probabile che la loro fosse semplicemente una idrodistillazione, furono, comunque loro, i primi a trattare le piante ed ottenerne gli oli essenziali.
Altrettanto antiche sono le notizie di distillazioni nel mondo acheo e del mediterraneo orientale. Risale al 2007 il ritrovamento di alcuni alambicchi in terracotta provenienti da Pyrgos (Cipro), datati intorno al 1850 a.C. . Essi rappresentano a tutti gli effetti i più antichi reperti archeologici di questo tipo.
Rosa centifolia
Ma per avere una prima notizia dell'utilizzo della metodica dell'estrazione degli oli essenziali secondo il metodo più efficiente e qualitativamente migliore e ampiamente usato oggi dobbiamo aspettare il medico, filosofo e matematico persiano, Avicenna. A lui si deve la scoperta, o, comuque, la messa a punto della serpentina per il raffreddamento delle acque di distillazione, la condensazione del distillato e la successiva separazione delle acque aromatiche dagli oli essenziali. Nei suoi primi esperimenti utilizzò la rosa damascena e la rosa centifolia (immagine a lato), molto apprezzata in oriente.
I suoi studi e le sue osservazioni giunsero in Europa grazie all'altrettanto famosa Scuola Medica Salernitana.
Parallelamente, le conoscenze delle erbe venivano conservate e promosse nelle officine e nei laboratori erboristici delle certose e dei monasteri di tutta Europa.


Estrarre gli Oli Essenziali.

Nella pratica dell'estrazione degli oli essenziali è necessario rispettare delle piccole regole che molto spesso si apprendono con l'esperienza. Molto importanti sono il tempo di raccolta. Non tutti i momenti dell'anno sono propizi per ottenere la migliore resa e la qualità migliore dell'olio. Quindi l'aromaterapeuta deve essere una persona paziente e capace di attendere il periodo dell'anno migliore per la raccolta delle sue preziose piante essenzifere. Due sono i tempi che deve attendere: il tempo balsamico e l'ora balsamica.
Liber de Arti Distillandi de Compositis, di Brunschwig,1512

Il tempo balsamico è il periodo dell'anno in cui la pianta aromatica presenta la più alta concentrazione di principi attivi e quindi più alta sarà la sua resa. Questo tempo varia da specie a specie ed in genere coincide con la massima fioritura.
L'ora balsamica invece è un tempo giornaliero e corrisponde al momento del giorno in cui si ha la maggiore presenza in percentuale di olio nella pianta. Questo momento coincide con le ore più calde della giornata.
Un altra osservazione che l'attento distillatore di oli essenziali può fare è scoprire popolazioni di piante che hanno una resa superiore rispetto ad altre. Questo in genere dipende dalla localizzazione del sito. Se questo è ben esposto al sole, se si trova ad una certa altitudine dal livello del mare e se le piante non devono competere con altre per i nutrienti o per la luce del sole. Queste osservazioni hanno una grande importanza per una corretta estrazione degli oli essenziali. Infatti, è su di esse che si basa la separazione di uno o più chemiotipi. Trovare una popolazione di piante aromatiche spontanee che presentano una percentuale maggiore di uno o degl'altri componenti può essere importante per la valorizzazione dell'olio estratto e per le proprietà curative, nonchè per il suo valore economico sul mercato.
Dopo la raccolta, la fase successiva è la distillazione. Il campione raccolto in genere si distilla in giornata, preferibilmente la sera stessa della raccolta.
Esistono diverse metodiche di estrazione degli oli essenziali. Anche se la distillazione in corrente di vapore è quella più ampiamente utilizzata, a volte essa risulta essere non sempre la scelta migliore da usare. Quindi per il nostro scopo, sarà utile fornire un breve elenco delle metodiche più utilizzate. Si deve, comunque, subito sottolineare che ogni metodo estrae una serie di sostanze leggermente differenti e questo ha come prima conseguenza una diversificazione della qualità e della quantità del materiale ottenuto.
La spremitura a freddo è generalmente utilizzata per l'estrazione degli oli essenziali degli agrumi contenuti nella buccia. Si tratta di un metodo meccanico che si differenzia dagli altri metodi in quanto utilizzano uno o più solventi, in genere l'acqua ma non è raro che venga usato anche etanolo, etere o cloroformio. In questi ultimi casi si ha la cosidetta estrazione con solventi. In questo tipo di estrazione il materiale aromatico viene immerso nel solvente. Questo metodo ha un vantaggio in quanto mantiene la fragranza fedele all'originale. Il materiale che si ottiene, chiamato essenza concreta, è un solido opaco costituito dal 50% di cera e da 50% di olio volatile. La separazione avviene usando un secondo solvente facilmente eliminabile, l'alcool.
Un altro metodo, molto antico, è l'enfleurage. E' un metodo che viene impiegato per fiori preziosi come gelsomino, rosa e tuberosa. Consiste nel lasciare macerare nell'olio o nel grassso i fiori appena colti. E' un metodo che fornisce un profumo fedelissimo all'originale ed è apprezzatissimo ma richiede tanta pazienza ed è molto oneroso.
Il metodo più usato è comunque la distillazione in corrente di vapore in cui il materiale aromatico viene attraversato dal vapor acqueo caldo proveniente da una caldaia separata.

Schema della Distillazione in Corrente di Vapore

Il vapore caldo entrando in contatto con il materiale vegetale lo distende aumentando la permeabilità delle membrane e rompendo le cellule che contengono le essenze, le quali si liberano così nel vapore. Il vapor acqueo e l'olio essenziale arriva poi alla serpentina refrigerata che permette alla miscela di ricondesarsi ed andare a finire nel vaso fiorentino che funziona da vaso separatore in cui l'olio si separa per densità dall'acqua. L'acqua viene raccolta e conservata in quanto contiene tutti quei preziosi composti che sono idrosolubili e che vanno a formare quella miscela nota come acqua aromatica. Ben note sono le acque aromatiche di rosa e quella degli angeli ottenuta dalla distillazione dei ramoscelli fioriti di mirto.
Una variante alla distillazione in corrente di vapore è l'idrodistillazione dove una parte del materiale è immerso nell'acqua e quindi subisce una bollitura parziale.


Perchè Distillare Oli Essenziali?

Gli oli essenziali e i profumi estratti dalle piante aromatiche sono stati per millenni le prime sostanze usate dagli uomini per la cura del corpo e della psiche, la profumazione del corpo e degli ambienti. La loro estrazione è stata una naturale conseguenza dell'osservazione delle proprietà curative delle piante che le contenevano. Per lunghissimo tempo gli oli essenziali sono stati i primi rimedi medicinali usati ampiamente prima della nascita della moderna industria farmaceutica. Ed oggi si osserva un ritorno ad essi anche da parte della farmaceutica e dell'erboristeria.
Gli oli essenziali presentano numerosissime azioni farmacologiche: sono antisettici, antibatterici, vermifughi. Hanno proprietà sedative, stimolanti, espettoranti, antidepressive, agiscono come tonici per la circolazione sanguigna ed alcuni di essi come l'olio essenziale di mirto, che contiene il principio attivo acilfluoroglucinolo, presenta una azione antibiotica simile alla penicillina e alla streptomicina, agendo anche sui microrganismi resistenti a questi antibiotici.
Comunque, se non è un azione terapeutica che state cercando, gli oli essenziali possono venir usati come profumi d'ambiente. Svolgono molto bene quest'azione l'olio essenziale di lavanda, di rosmarino, di biancospino o le essenze degli agrumi: di limone e di arance. Basta mettere una o due gocce sulla lampadina calda della vostra lampada da soggiorno e in pochissimo tempo le vostre case saranno profumate con fragranze naturali, non nocive e con effetti positivi sull'umore e sullo stato d'animo.





Bibliografia

Terence McKenna - The Ethnobotany of Shamanism

Marco Valussi - Il Grande Manuale dell’Aromaterapia. Tecniche Nuove

Julia Lawless - Enciclopedia degli Oli Essenziali. Tecniche Nuove

Pier Carlo Braga - Oli Essenziali del genere Thymus e il Timolo: azioni farmacologiche. Johan & Levi Editore.

Carlotta Satta- Le Piante Officinali Spontanee di Sardegna - Zonza Editori

Maria Rosaria Belgiorno - L'alambicco di Pyrgos. Archeo, n° 278,Aprile 2008, pp. 52-59

A.A.V.V. - La Medicina dei Semplici - Monastero della Certosa di Parma

Luciano Cognola - I Segreti della Nuova Aromaterapia. Edizioni Si

1 commento:

  1. ehm .. devo stamparmelo e farne un manuale d'uso, tempo fa feci un ratafià di rose squisito .. ma lì era x macerazione .. credi nei liquori si possa usare anche l'essenza?

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