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lunedì 19 dicembre 2016

L'umanità figlia dell'Evoluzione o Risultato di Antica Ingegneria genetica ?


Sempre più la teoria evolutiva mostra i suoi limiti e maggiormente evidenti diventano questi limiti, se osserviamo la storia evolutiva dell'uomo. Cerchiamo di vedere quali sono queste incongruenze per supportare una teoria che sempre più prende piede tra i pensatori e i ricercatori liberi e cioè quella di un intervento esterno.
Non mi sto riferendo ad una divinità in particolare anche se per gli antichi tali erano. In realtà, non importa chi siano coloro che sono intervenuti, almeno per ora, ciò che importa ora è sapere che, analizzando i dati in nostro possesso, le cose sembra non siano andate così come ce le hanno raccontate.
Infatti, quello che si osserva è che man mano che sempre più si studia con attenzione l'uomo sapiens sempre meno si comprende come sia possibile che esista. Mi spiego. L'uomo, così com'è, esiste solo, e ciò diventa sempre più chiaro, solo se si pensa che sia il prodotto di una evoluzione pilotata, perché in natura il sapiens non potrebbe esistere.
Primo fra tutti nell'evoluzione dell'uomo sono avvenuti degli avvenimenti che gli stessi evoluzionisti affermano trattarsi di eventi speciali: "special events".
Uno di questi è sicuramente l'evoluzione del cervello umano. Che dal punto di vista evolutivo presenta un eccezionalità in quanto in nessun altro animale nel corso della storia evolutiva ha mai presentato un così repentino sviluppo encefalico.
Lo sviluppo dell'encefalo umano è regolato da un gene chiamato HAR1 (Human Accelerated Regions), lungo 118 coppie di basi, che si ritrova nell'uomo con una grande varietà di modifiche rispetto a quelle che si osservano in specie anche prossime a noi come gli scimpanzé (18 su 118). Osservando il genoma di diverse specie si è visto, infatti, che il gene HAR1 è rimasto quasi inalterato, se non per pochissime modifiche, per circa 300 milioni di anni. Questo è un segnale del fatto che si è evoluto molto lentamente.
Tra il pollo (Gallus gallus domesticus ) e lo scimpanzé (Pan troglodytes Blumenbach, 1775), le cui linee filogenetiche sono separate da 300 milioni di anni, si sono osservate solo 2 basi di differenza su 118, mentre tra umani e scimpanzé, le cui linee evolutive si sono divise molto più di recente, le differenze sono 18.  Tale gene si attiva già nelle cellule dell'encefalo nel periodo di sviluppo dell'embrione umano per controllare lo sviluppo delle circonvallazioni della neocorteccia, l'area del cervello adibita al pensiero raziocinante. Uno sviluppo eccezionale che, unito alle numerose modifiche puntiformi presenti nel gene HAR 1,  può essere visto come una prova di un intervento esterno.

Tra le altre caratteristiche proprie dell'uomo, non è da dimenticare la capacità, tutta umana di impugnare e manipolare gli oggetti, capacità resa possibile dallo sviluppo del pollice opponibile.
Un altro gene straordinario è il gene FOXP2, che negli uccelli regola il loro canto, ma nell'uomo è fondamentale nell'articolazione delle parole e nella comunicazione verbale umana.
E, poi, se si analizza il DNA che si trova all'interno del nostro assetto cromosomiale (23 cromosomi) presenta tante altre sorprendenti curiosità a cui la scienza non ha ancora trovato risposta o risponde in modo vago, adducendo come responsabili le mutazioni positive capaci di renderci quello che siamo. Mutazioni che sarebbero avvenute in una specie come quella umana che per tutta la sua storia antica è stata composta da poche decine di migliaia di persone e che dal punto di vista delle strategie  riproduttive utilizza una strategia K che prevede una prole poco numerosa e una maturità sessuale tardiva rispetto agli altri animali. 
Ed ancora, ritornando ai cromosomi, ad un certo punto qualche rappresentante della linea filogenetica della famiglia degli ominidi cambia improvvisamente il suo assetto cromosomico. Questo non è un fenomeno da poco, in quanto per come sembra sia avvenuto, cioè dando origine ad una specie nuova, è un evento straordinario che con sé porta ad un altro problema. Il problema nasce dal fatto che dal momento che secondo la teoria ufficiale dovremo esserci evoluti da un antenato comune a noi e alle scimmie antropomorfe ancora viventi, si presume che questo antenato comune dovesse avere per forza di cose un assetto cromosomico di 48 cromosomi come gli scimpanzé (Pan troglodytes) ma l'uomo ne possiede solo 46.

Cosa è successo a quei due cromosomi di differenza? Come è stato possibile che l'uomo sia riuscito a perdere due cromosomi? In realtà, sembra che questi due cromosomi siano il risultato della fusione telomero-telomero  dei cromosomi 12 e 13 di questo antenato comune   per dare origine al cromosoma  2 umano  attraverso una mutazione cromosomica nota come traslocazione robertsoniana. Questa aberrazione cromosomica, che si osserva su 1 su 1300 nati vivi, ha come caratteristica che gli individui portatori di questa traslocazione cromosomica hanno un fenotipo normale, ma presentano un altissima probabilità di generare dei figli affetti da disturbi di natura genetica. Ad esempio, le persone affette da traslocazione robertsoniana nel cromosoma 21 hanno un alta probabilità di generare figli con Sindrome di Down.  indrome di Down


Human Chromosome 2 - Cromosoma 2 dalla fusione del cromosoma 12 e 13 di un antenato comune a noi e agli scimpanzè

Le mutazioni cromosomiche di questo tipo sono quasi sempre mortali, o fortemente invalidanti come nel caso della trisomia 21 o Sindrome di Down, come nel caso della trisomia 13 o Sindrome di Patau e nella trisomia 18 o Sindrome di Edwards. Invece, nel caso del nostro studio e che ha coinvolto più di 7 milioni di anni fa la nostra storia genetica, questo tipo di traslocazione invece di dare origine ad un ramo reciso dell'evoluzione e di portare alla morte degli individui colpiti da questa aberrazione cromosomica è stata selezionata positivamente per dare origine a noi, per poi mutazione dopo mutazione fino alla specie Homo sapiens.
Beh capirete che se tra i membri di una specie molto simile ad una scimmia vi nasca un individuo che presenta una malformazione evidente avrà tra i suoi problemi anche quelli di trovare un/una partner. E come lo stesso Darwin insegna, la selezione sessuale (dove è spesso la femmina che sceglie il maschio con una maggiore fitness), è tra le selezioni agenti sulla speciazione quella più incisiva.



In aggiunta a tutto questo e a supporto dell'ipotesi di studio che stiamo portando avanti, si scoprono, inoltre,  analizzando con attenzione le prove scientifiche, numerosi e recenti studi che confutano anche la Teoria della Genesi Africana dell'Umanità Moderna. Cioè la teoria che gli esseri umani moderni siano comparsi in Africa non più di 60.000 anni fa e da lì si siano diffusi in tutti i continenti.  All'incirca in quel periodo si pensa che sia maturata anche l'abilità fonetica necessaria per una vera comunicazione orale, che come visto più sopra vi presiede il gene FOXP2.
Ma queste nuove prove sono ben conosciute tra coloro che hanno familiarità con le più recenti pubblicazioni scientifiche sul genoma umano, sul mtDNA ( il DNA mitocondriale) e sul Cromosoma Y
Purtroppo, all'interno della stampa tradizionale e nei circoli accademici, sembra che ci sia un deliberato vuoto quando si tratta di comunicare notizia di questi recenti studi (notizia apparsa originariamente su Nature News) e sulle loro evidenti implicazioni.

Lo Storico australiano Greg Jefferys spiega che:


"L'intero mito della "Out of Africa" ha le sue radici nella campagna accademica mainstream avvenuta nel 1990 per rimuovere il concetto di razza. Quando ho fatto la mia laurea  tutti hanno speso un sacco di tempo sulla cosa dell' "Out of Africa" ma è stato completamente smentita dalla genetica. Ma il mainstream ancora si tiene legato ad esso.
Gli studiosi maggiormente responsabili per il consolidamento della teoria "Out of Africa" e la complementare ancestrale madre comune africana - a cui si è dato il nome di "Eva" -  in ambito pubblico e in quasi tutti i programmi di studi, sono stati i professori Alan C Wilson e Rebecca L. Cann.
In loro difesa, gli autori di questo lavoro erano pienamente consapevoli del fatto che la genealogia non è in alcun modo legata alla geografia e che la loro collocazione di Eva in Africa era una supposizione, non un'affermazione.
Un recente documento sul cromosoma Y pubblicato nel 2012 (Re-Examining the "Out of Africa" Theory and the Origin of Europeoids (Caucasoids) in Light of DNA Genealogy Anatole A. Klyosov e Igor L. Rozhanski) conferma il rifiuto di ogni ascendenza africana dei non africani e sostiene con forza l'esistenza di un "antenato comune", che "non sarebbe necessariamente stato in Africa. In realtà, non è mai stato provato che sia vissuto in Africa. Al centro dei risultati di questo esame approfondito degli aplogruppi (7556) è stato la mancanza di geni africani. Dunque, mancava nel campionamento il coinvolgimento genetico africano, i ricercatori hanno affermato nella loro introduzione, che "la constatazione che gli aplogruppi europeoidi  non discendono da "aplogruppi africani A o B, è supportata dal fatto che i portatori di quelli Europeoidi, così come di tutti i gruppo non africani non portano né gli SNI, M91, P97, M31; P82; M23, M114, P262". Con gli aplogruppi non presenti in nessuno dei geni africani e l'assenza di decine di maracatori genetici africani, è molto difficile se non quasi impossibile sostenere un qualunque link con l'Africa. I ricercatori sono convinti che l'ampio studio "offra la prova per riesaminare la validità del concetto di Out-of-Africa. Essi non vedono nessuna prova genetica capace di corroborare una precedenza africana nella struttura di Homo sapiens, e sostengono che "l'interpretazione più plausibile possa essere che sia gli attuali africani e non africani discendano separatamente da un più antico antenato comune."  I ricercatori hanno dato atto della loro ripetuta assenza affermando "nessuno dei più dei 400 partecipanti non africani al Progetto sono risultati positivi ad uno dei tredici sub-cladi "africani" dell'aplogruppo A". L'unica incertezza riguarda l'identità di questo "più antico antenato comune". Tutto ciò che si può affermare con sicurezza è che l'antenato dell'umanità non risiedeva in Africa. Infondate accuse di razzismo sono diventate comuni dopo che la prevalente ipotesi  dell'Afrocentrismo viene costantemente messa in discussione dalla crescente montagna di prove scientifiche, soprattutto nel campo della genetica evolutiva. Ora è infatti scientificamente inconfutabile che "la specie umana" è stata trovata contenere una gran quantità di DNA (almeno il 20%) proveniente da altre popolazioni di ominidi che non sono classificati come Homo sapiens; come il Neanderthal , il Denisovano, l'africano arcaico, e ora forse anche l"Hobbit" (Homo floresiensis)
Se non vengono dati dei farmaci durante la gravidanza per prevenire la mortalità infantile legata al fattore Rh, il corpo di una madre Rh- (Rhesus negativo)  in stato di gravidanza  attaccherà, e cercherà di rifiutare, e perfino uccidere la propria prole se è stato generato con un maschio RH+ (Rhesus positivo). Il cane domestico (Canis lupus familiaris) è una sottospecie del lupo grigio (Canis lupus) e producono ibridi. Vi sono numerosi altri esempi di due specie separate che possono anche produrre progenie vitale, ma vengono considerate specie separate.
Detto questo, l'umanità si dimostra essere, dal punto di vista genetico, una specie ibrida e che non tutti condividono la stessa stirpe di cacciatori-raccoglitori in Africa. I
l recente sequenziamento di antichi genomi suggerisce che gli incroci continuarono tra i membri di diversi antichi gruppi umani più di 30.000 anni fa, tra cui è da inserire un antenato umano ancora sconosciuto.
"C'erano molte popolazioni di ominidi" spiega Mark Thomas genetista evolutivo alla UCL. Recenti studi genetici reclamizzano titoli scioccanti su come gli esseri umani antichi si siano "incrociati selvaggiamente" e che indulgevano in sesso interraziale tra specie con multiple misteriose sottorazze un po' come lo stile di diverse creature del mondo di "Il Signore degli Anelli", tra cui un DNA misterioso, nè umano nè Neanderthal, non ancora identificato.




Bibliografia:

Katherine S. Pollard, What makes us human? Scientific American 300 (5), 32-37, May 2009

Ludovica R. Poggi , I Geni che ci rendono Umani, BM&L-Maggio 2009 www.brainmindlife.org

Quando l’uomo aveva 48 cromosomi http://prosopopea.com/2013/06/08/quando-luomo-aveva-48-cromosomi

Human Chromosome: https://tarangini.files.wordpress.com/2014/07/human-chromosome-2.jpg

J. W. IJDO*t, A. BALDINIt§, D. C. WARDt, S. T. REEDERS**, AND R. A. WELLS - Origin of human chromosome 2: An ancestral telomere-telomere fusion - Proc. Nadl. Acad. Sci. USA Vol. 88, pp. 9051-9055, October 1991, Genetics.

Anatole A. Klyosov e Igor L. Rozhanski - Re-Examining the "Out of Africa" Theory and the Origin of Europeoids (Caucasoids) in Light of DNA Genealogyze

Più di 100.000 anni fa l'incrocio tra sapiens e Neanderthal -  Le Scienze