di Nannai
Quando
si entra in un Museo di Storia Naturale non
si può certo immaginare di trovare in mezzo ai tanti reperti zoologici e ai
diorami di vita quotidiana degli animali anche un reperto che non ti aspetti.
Tra tutti i fossili, i cristalli e i minerali non si pensa certo di trovare un uovo di drago. Ma è quello che è successo a me
visitando il Museo di Storia Naturale di Lucerna.
Ero impreparato, non conoscevo la storia della città. Ma fu per me,
ricercatore, una piacevole scoperta. Se la cosa venisse un po' più
pubblicizzata e giungesse alle orecchie degli amanti di storia fantastica e ai
cripto-zoologi, il museo sarebbe sicuramente più frequentato di quanto lo è
oggi.
Infatti, sembrerebbe che un tempo la città di Lucerna avesse tra i suoi vanti quello di aver disseppellito tra le radici di una grande quercia le ossa di un gigante più alto dello stesso Golia biblico, e di possedere un vero e proprio uovo di drago, per di più dotato esso stesso di uno straordinario potere di guarigione contro tutti i mali e i malanni.
Infatti, sembrerebbe che un tempo la città di Lucerna avesse tra i suoi vanti quello di aver disseppellito tra le radici di una grande quercia le ossa di un gigante più alto dello stesso Golia biblico, e di possedere un vero e proprio uovo di drago, per di più dotato esso stesso di uno straordinario potere di guarigione contro tutti i mali e i malanni.
Lo
stesso Museo di Storia Naturale lo presenta come una peculiarità del Museo, ma non dice molto di più delle poche note di come venne ritrovato.
Mons Pilatus |
Eppure,
Lucerna ai piedi del Monte Pilatus con di fronte il Monte Rigi, sulle sponde di
uno dei bracci del Lago dei Quattro Cantoni, è solo uno dei luoghi dove un
tempo si diceva dimorassero i draghi. Tutta quanta la catena alpina della
Svizzera sembra fosse un gigantesco nido per draghi. Se volete trovare i
draghi, la Svizzera è il posto giusto. Anche se gli stessi svizzeri non sembra
che ne siano a conoscenza.
Così,
nel tentativo di approfondire un aspetto della storia dell'umanità, il rapporto
tra draghi e genere umano, è iniziata la mia ricerca nel loro mondo partendo
proprio dalle Alpi elvetiche.
Questa ricerca si è poi trasformata fino a diventare un viaggio nel sottosuolo della Terra e nel ventre delle montagne, nonché nello stesso animo umano che come quegli anfratti sotterranei si scopre essere pieno di oscure paure irrazionali e incomprensibili.
Draco a pag 396 di Scheuchzer, Johann Jakob, 1672-1733 - Ouresiphoítes Helveticus, sive itinera per Helvetiæ alpinas |
Questa ricerca si è poi trasformata fino a diventare un viaggio nel sottosuolo della Terra e nel ventre delle montagne, nonché nello stesso animo umano che come quegli anfratti sotterranei si scopre essere pieno di oscure paure irrazionali e incomprensibili.
Il Drachenei o Uovo di Drago
Racchiuso
in un vecchio e consunto cofanetto di cuoio chiaro e poggiato su un morbido
cuscino di velluto rosa, l'uovo appare alla vista come una sfera di pietra
distinta in tre diverse fasce alternate di chiaro e scuro. La fascia centrale
chiara presenta delle figure che sembrano essere delle sinuose sanguisughe. La
superficie ad occhio appare porosa come lo potrebbe essere un vero uovo di
rettile o di uccello.
Sottoposto
ad un'analisi non invasiva portata avanti dagli scienziati del Museo Naturale
di Lucerna, dell'Università di Berna e del Museo di Storia Naturale di Berna e
da parte dei laboratori di Dübendorf, si è riusciti utilizzando la metodica di tomografia computerizzata a mostrare che la pietra
era costituita internamente di un materiale, la cui natura era probabilmente
argilla cotta. A questa probabile natura però gli scienziati non riuscivano a
dare una spiegazione, ne riuscivano a spiegare come fosse stata creata la palla
di argilla, e ancora non riuscivano a conciliare il risultato trovato con
l'osservazione di come venne rinvenuta quasi 600 anni fa dal contadino di
Lucerna.
L'Uovo di Drago - Foto dell'Autore |
Queste
analisi, che escludono solo la natura meteorica dell'uovo, ipotesi avanzata nel
XVII secolo dal fisico e teorico dell'origine dei meteoriti Ernst Florens Friedrich Chladni (1756-1827), non
sembrano mettere la parola fine sulla sua origine. Il risultato delle analisi
ci dicono solo che essa ha una natura argillosa. Ma non conoscendo la natura
delle uova di drago potrebbe benissimo essere di argilla cotta. Dopo 600 anni, il contenuto potrebbe essersi trasformato in un uovo d'argilla. Ipotesi, da non
escludere velocemente, non conoscendo il modo con cui quest'uovo inizialmente
veniva conservato, forse anche in un contenitore pieno di argilla? Subendo,
così un primo processo di fossilizzazione? Non è forse così che nascono i
fossili?
De Draconibus subterraneus
Athanasius Kircher |
La
storia del suo ritrovamento ci viene riportata nella sua interezza dal gesuita Athanasius Kircher, enciclopedista e museologo. Figura
poliedrica, interessato a tutti i rami dello scibile umano. A lui si devono gli
studi sulla Mensa Isiaca, la Tavola bembina (dal nome del Cardinale Bembo) e
gli studi di acustica, di ottica e di magia naturale.
Un’unica forza,
quindi, quella dell’Amore (v. J. Hechius “Magnes amoris amor" lega il
mondo minerale, vegetale e animale,
Athanasius Kircher nella sua Ars Magna Lucis et
Umbrae:
Nella
sua opera intitolata Mundus
subterraneus (del 1665) scritta
durante il suo soggiorno a Roma, il
gesuita tedesco raccolse molte storie di draghi in Europa e Asia, e tra queste
vi era anche quella del ritrovamento dell'uovo di Drago di Lucerna.
Athanasius
dice di aver letto la storia originale raccolta e raccontata nell'opera di un
altro gesuità, Joannes Cysatus.
Narrat Cysatus - estratto da Mundus Subterraneus di A. Kircher pag. 99 |
Narrat Cysatus
Racconta
Cysatus che "mentre un contadino raccoglieva il fieno, vide provenire dal monte Pilatus sulla collina opposta l'immensa
mole di un drago, quando lo vide da po' lontano per timore di morire ebbe una
crisi. Tuttavia continuò ad osservarlo, e
vide che (il drago) lasciò cadere qualcosa come un liquido; alcuni
reperti sotto forma di coagulo di sangue caddero nel prato. Al suo interno vi
era una pietra di vari colori, uno di questi (reperti) si trova ancor oggi a
Lucerna "conservato" come un cimelio di valore inestimabile".
Si
trattava, sicuramente, di un cimelio di inestimabile valore non solo per la sua
origine fuori dal comune, ma anche perché fin da subito si diffuse la voce che
avesse capacità di sanare tutti i mali. Questa proprietà condivisa con tutte le
altre draconiti del mondo, cioè le pietre,
estratte dai crani dei draghi quando ancora erano vivi, e che venivano usate a
scopi terapeutici.
Il
contadino protagonista dell'evento inusuale, avvenuto nel 1420, si chiamava
Bauer Stampfli. La pietra fu poi venduta al chirurgo Martin Schriber nel 1509
e usata per operare miracolose guarigioni.
La Mirabolante Storia del Bottaio che visse per Sei
Mesi con due Draghi.
Questa
appena raccontata della draconite di Lucerna non è la sola leggenda di draghi
che ci è giunta dai monti della regione di Lucerna. Athanasius Kircher ci
riporta altre storie di draghi che abitavano gli anfratti del monte Pilatus.
Una di queste leggende vide come personaggio un bottaio di Lucerna. Mentre era
impegnato nella ricerca di legna per farne botti da vino. Nella solitudine
degli intricati e labirintici sentieri dei boschi del Monte perse la via del
ritorno. Vagabondò per tutta la notte in cerca della via di casa fino a quando
non rovinò dentro una di quei tanti anfratti che segnano il fianco della
montagna. La sua caduta rovinosa nel profondo crepaccio fu attutita dal fango
che si trovava sul fondo. Cercò di uscire dalla profonda voragine ma non vi
riuscì, scoprì diverse caverne, la più grande delle quali ospitava due orribili
draghi alati (ecce mox duos horridos dracones
sibi abviam habuit). I due dragoni si dimostrarono abbastanza mansueti
non stritolandolo né con il lungo collo né con la coda. Rimase in loro
compagnia non per un giorno, non per una settimana ma per sei interi mesi, dal sei Novembre al dieci Aprile.
(Commoratus est tamen, non unum diem aut
septimanam, sed sex integris mensibus, à sexta Novembris, usque ad decimam
Aprilis.) Dormì con loro durante le lunghe notti invernali avvolto alle
loro lunghe spire, sostentandosi con un liquido salato che essudava dalle
pareti della grotta seguendo l'esempio dei draghi che lo leccavano di continuo.
Questo liquido fu sufficiente a rifocillare il bottaio per tutta la durata
della sua permanenza nella grotta. Con l'arrivo della primavera i draghi
cominciarono a mostrarsi sempre più agitati. All'improvviso, uno di loro agitò
le grandi ali e abbandonò la tana volando via.
Quando
il secondo si preparò a seguirlo, il bottaio vedendola come unica soluzione per
uscire da lì si aggrappò alla coda del drago. Al ritorno in città la sua storia
fu ascoltata con grande stupore. Si fece sacerdote, ma il ritorno ad una
alimentazione regolare ben presto lo portò alla morte.
A questa leggenda segue una storia ancor più incredibile che vide testimoni non una sola persona ma un intera città, dopo che si era verificato un violento temporale la sera del 25 maggio 1499 a Lucerna. La mattina seguente del 26 maggio 1499 si dice che un magnifico dragone senza ali si levò dall'interno del fiume Reuss. La storia prosegue dicendo che il drago finì nel fiume a causa della tempesta che imperversava sul Monte Pilatus. La gente di varie città vide il drago.
Figura tra le pag 386 e 387 nel libro del Naturalista Scheuchzer, Johann Jakob, 1672-1733 - Ouresiphoítes Helveticus, sive itinera per Helvetiæ alpina. Da notare la somiglianza con i draghi cinesi |
Non si
sa bene se si trattasse sempre dello stesso drago del 1420
ma nel 1619, uno stimato uomo di nome Christophorum Schorerum, prefetto del territorio
di Solidurani in una lettera descrive la sua testimonianza della visione di un
drago alato. Lui così descrive l'evento: "Mentre
contemplavo il cielo sereno durante la notte, vidi uno splendido dragone con
ali battenti andare da un antro della immensa rupe nel monte Pilatus verso un
altra grotta chiamata Flue nella parte opposta del lago". Le
ali durante il transvolo venivano
agitate velocemente.
A
riprova che i draghi erano un po' diffusi per tutta la Svizzera il nostro
Athanasius ci riporta altri avvenimenti accaduti nei secoli precedenti. Ci
racconta che, nell'anno 712 d. C., due
fratelli, il più grande chiamato Syntram
l'altro Beltram, due condottieri
Lenzeburgenses mentre si trovavano a caccia nelle immense solitudini delle rupi
dei monti del territorio bernese nell'antico borgo di Burgdorpium
(Urbs Burgdorpium) si imbatterono
nell'immensa mole di un mostro. Si trattava di un Drago, che giaceva nelle
profondità di una grotta. Il drago alla vista dei cavalieri li scambiò per
delle prede e con grande impeto si precipitò su di loro. Inghiottì vivo
Beltram, il fratello minore. Allora, Syntram con impeto sia con l'asta che con
il gladio squarciò il ventre della bestia estraendo il corpo del fratello che
stava esalando l'ultimo respiro. Il suo corpo fu deposto a Berna nella cappella di Santa Margherita.
Un'altra
leggenda narra la storia di come un governatore regionale, Winkelried, abbia ucciso un drago sul Monte
Pilatus. Si dice che avvolse la lancia in ramoscelli di spine, la spinse
nella bocca del drago e proseguì la sua azione perforando il drago con la
spada. Sfortunatamente, però, parte del sangue velenoso del drago cadde sulla
sua mano e in più anche il fetido respiro del drago morente avvolse il
cavaliere. Il sangue nelle vene di Winkelried si raggrumò e lui morì.
L'elenco
potrebbe continuare ancora a lungo per allargarsi alle storie provenienti dai Carpazi e dalle isole
Britanniche fino a giungere in Oriente,
ma per ora è meglio interrompere qui e continuare in un altro articolo. Basti
solo ricordare che della presenza di Draghi in Svizzera non fu solo Athanasius
Kircher a parlarci. A lui si dovrebbero aggiungere la raccolta di un altro
studioso svizzero, il naturalista Johann Jakob Scheuchzer che nel secondo volume
della sua immensa opera "Iter Alpinum",
l'Ouresiphoites Halveticus, raccoglie
altre storie di prima mano nel tentativo di trovare conferma ai numerosi
racconti sui draghi dei monti della Svizzera. Poi si potrebbe aggiungere la
raccolta delle storie di Ignatius Schreiner
nel suo "Tractatus de animalibus
subterraneis et insectis" o l'elenco fatto da Johannes
Zahn nel suo volume "Speculae
Physico-Mathematico-Historica" Tomus
II: senza dover ricordare i
racconti degli autori classici.
È anche
possibile che da questi monti provenisse il famoso drago che imperversava da
Erba fino in Valassina, ammorbando l'aria con il suo fiato pestifero e facendo
stragi di greggi e animali domestici. Per contenere la furia del rettile alato
i cittadini concessero al drago una principessa, una bellissima fanciulla
figlia di re. Mentre il drago stava per divorarla sopraggiunse nella regione
della Brianza S.
Giorgio, il famoso cavaliere originario della Cappadocia, che sconfisse
il drago. Lo decapitò e la testa rotolò fino nel lago
di Pusiano. Liber
Notitiae Sanctorum Mediolanii" ed è stata ben raffigurata nelle
opere del pittore fiorentino Paolo Uccello.
La storia viene raccontata nel "
La regione della Brianza non è molto lontana in linea d'aria da
un altro probabile nido di draghi, cioè il Monte S Giorgio in Ticino nel sud
della Svizzera.
San Giorgio e il Drago di Paolo Uccello, Londra National Gallery. |
La linea nera traccia il percosso via aria dal Monte S. Giorgio al Lago Pusiano dove il Santo sauroctono uccide il drago. |
Monte ora patrimonio dell' Unesco e sede di numerosi ritrovamenti di fossili tra cui anche il Ticinosuchus ferox, le cui sembianze ricordano le descrizioni dei testimoni oculari di draghi.
Ricostruzione del Ticinosuchus ferox esposto al Museo Paleontologico del Monte S. Giorgio |
Queste
storie e molte altre che, probabilmente, non furono mai trascritte, spinsero le
autorità di Lucerna a proibire per lungo tempo a tutti l'accesso e l'ascesa
alla montagna del Pilatus.
Particolare del Ticinosuchus ferox |
La
motivazione ufficiale era la pericolosità della montagna a causa delle continue
tempeste che lì si sprigionavano. E la cosa sembrava essere molto seria e di
grande importanza per le autorità cittadine perché quando nel 1387 sei chierici tentarono di scalare il monte
senza aiuto vennero imprigionati. Oltre a queste proibizioni, la gente veniva
tenuta lontana dal monte anche grazie alla diffusa credenza popolare che
raccontava che il Monte si chiamasse così perché i romani seppellirono sulle
sue pendici Ponzio Pilato. I romani per liberarsi del pesante fardello
rappresentato dalle spoglie del giudice di Gesù, lo seppellirono su quelle
rupi. Dunque il monte prenderebbe il nome dal prefetto romano della Giudea. La
credenza popolare diceva che le continue tempeste che lì imperversavano fossero
dovute allo spirito del prefetto romano che non riusciva a trovare pace a causa
del sangue di Gesù versato.
Pharmacopea alchemica - Lucerna |
In
realtà, sembra che il nome derivi dal termine latino "pileatus/pilleatus"
che significa incappellato / imberrettato, cioè sormontato dalle nubi.
Fu solo
nel sedicesimo secolo che divenne legale arrampicarsi sulle rupi della
montagna.
Da
allora illustri personaggi, vi salirono tra i quali Conrad Gessner, Theodore Roosevelt, Arthur
Shopenhauer (1804), la Regina Vittoria
sotto lo pseudonimo della contessa del Kent e Julia Ward Howe (1867).
Particolare del sauro all'interno del laboratorio farmacologico. Il sauro presenta delle corna di cervo come ali. |
I
moderni hanno cercato di giustificare in tutti i modi queste testimonianze. Una
delle interpretazioni più recenti è quella che vuole che le storie sui draghi
fossero solo delle testimonianze di ritrovamenti, avvenute nel passato da parte
di contadini, di fossili di dinosauro. Una teoria non del tutto scartabile
visto che spesso le regioni dei racconti sono le stesse dei luoghi dei
ritrovamenti di fossili dei sauri del Mesozoico. Un'altra teoria che va per lo
più è che si tratti di interpretazioni simboliche e archetipiche per
simboleggiare la lotta del cristianesimo contro il paganesimo, visto come il
male e rappresentato come un serpente alato, appunto un drago.
Eppure
qualcosa di terribile doveva pur muoversi tra quelle rupi. Perché storie come
queste non possono essere scartate subito adducendo a motivo delle fantasie
popolane di villici che scambiavano per esseri viventi dei fossili pietrificati
di dinosauri preistorici. Infatti, solo mantenendosi rigidi alle testimonianze
si vede subito che esse non parlano di draghi nelle pietre o di scheletri di
draghi ma di draghi che respiravano, si nutrivano, svernavano, volavano e che
erano dotati di un immensa mole capaci anche di uccidere se disturbati.
Bibliografia
Scheuchzer, Johann Jakob, 1672-1733 - Ouresiphoítes Helveticus, sive itinera per Helvetiæ alpinas Vol.
Ignatius Schreiner . "Tractatus de animalibus subterraneis et insectis"
Johannes Zahn. "Speculae Physico-Mathematico-Historica" Tomus II
"Liber Notitiae Sanctorum Mediolanii"
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